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Ma non sembri disabile!

Nel nostro immaginario, la vera disabilitàTM è certificata da una sedia a rotelle. O da una protesi, o almeno da un’invalidità riconosciuta!

Eppure, i dati ci dicono che questo è uno stereotipo bello e buono, perché la stragrande maggioranza delle persone con disabilità non utilizza, ad esempio, l’iconica sedia a rotelle.

E tante persone disabili non sono nemmeno riconosciute legalmente in quanto tali. Perché la disabilità è uno spettro di cui si vedono solo alcuni colori – e pure questi si vedono male.

Ma che ci azzeccano tra di loro disabilità, drag art, comedy e queerness?

Ce lo raccontano in questa serata Iinu The Monster (link esterno), weird drag creature dal 2022, ed Emma Della Libera (link esterno), nutrizionista plant based, comica di SIT-down comedy e attivista.

E il denominatore comune che risalta fin da subito è la voglia di essere VISTƏ. La possibilità, attraverso la loro arte e i social, di non nascondersi più, di incontrare persone interessate ad ascoltare e capire. Ma anche disposte ad essere disturbate, a stare nella scomodità di comprendere il proprio privilegio e attivarsi perché smetta di essere tale, la scomodità che si sente quando ci si sussurra “Anche io sono abilista e devo decostruirmi”.

Come dice Emma, “La disabilità non è unica, è un insieme di tasselli e nessuno di loro è indipendente”.

La disabilità di Iinu, ad esempio, non si vede per niente. In questo caso si parla di “disabilità invisibili”, anche se forse sarebbe più corretto parlare di disabilità – e, in questo caso, malattie – invisibilizzate. E se si parlasse di disabilità alle persone più piccole fin dalla scuola, se si facesse formazione nei luoghi di lavoro e di studio, sicuramente il lessico e le rappresentazioni contribuirebbero a renderle note, chiare e viste.

Ma fino a quel momento, ci pensa l’arte!

Iinu infatti ha la fibromialgia, malattia cronica invalidante -perché magari non si vede, ma, anche chi scrive, assicura che si sente! – che riesce a raccontare, rappresentar e rendere visibile attraverso la sua drag art: “Ho iniziato a fare drag art dopo la diagnosi come modo per esprimere la mia creatività. Io faccio il drag freak alternativo, e con un personaggio mostruoso, il drag mi permette di giocare con le mie difficoltà quotidiane, perché la fibromialgia non smette mai. È costante, un dolore di sottofondo in ogni fase della vita. E io lo trasformo in una luce creepy. La fibromialgia è invisibile, non la vedi ma c’è. Per me il drag è un’occasione per uscire per tre minuti dal mio dolore quotidiano”.

Anche Emma disturba e strappa veli di Maya, ma con la comicità… E la SIT-DOWN comedy! Che di base non esiste -un po’ come l’accessibilità nel mondo dell’arte! -, ma Emma se ne frega, si ribella e la fa esistere.

“La sit-down comedy è il ribaltamento della stand-up comedy, che è limitante già nel nome: con la mia disabilità motoria non si può salire sulla stragrande maggioranza dei palchi. Già riuscire ad esserci e non parlare di sé stessə con pietismo spiazza lo stereotipo, spiazza il pubblico”.

 

Dicevamo che la disabilità è uno spettro di cui si vedono pochi colori e male: ecco, la disabilità di Emma è visibile, comprovata e bollata dalla sedia a rotelle… E nonostante questo, il mondo non la vede.

Non la vedono le strade inagibili, i luoghi pubblici, i luoghi di cura, di cultura, di studio, di svago. 

In un mondo estremamente esclusivo e abilista, quanto è potente salire su un palco ed esibirsi in quanto comica, rifiutando lo schema fisso, pietistico e piatto del palco di Sanremo?

Quel palco lo distrugge, questa potenza disturbante.

Ma parliamo meglio di questo disturbo con le domande di Grazia allə ospiti.

 

Come rispondete a chi reputa la vostra narrazione non adatta o confortevole al pubblico?

Emma: È insito nella mia arte mettere a disagio. Io parlo di pulirsi il culo e per me è anche un modo per esorcizzare la propria difficoltà. La sit-down comedy è l’occasione per dire a tuttə le cose che mettono a disagio e che non sono confortevoli.

Iinu: Io non sento di giustificare nulla. È necessario che l’arte drag non sia così stereotipata (uomo omosessuale bianco con i tacchi, il trucco etc.). A volte ho dovuto giustificare il perché non faccio certe cose (tipo indossare super tacchi), così come lo scegliere di rappresentare un’arte drag non così nota come la monster. A volte tendo più a giustificare la mia presenza nel mondo Drag come ASAF che come una persona con la fibromialgia. La cura è politica, dobbiamo sostenerci noi sorelle.

 

Come avete vissuto nella vostra carriera artistica la disabilità, dal momento che chi ha una disabilità invisibile deve giustificarla e chi ce l’ha visibile va incontro a stereotipi?

Iinu: Io ho problemi con il medico di base e non solo. C’è resistenza nella medicina. Il mio problema è farmi credere dal personale medico.

Emma: Gli stereotipi spesso colgono di sorpresa lo spettatore medio. Io parlo di disabilità come variabile della vita. Finché non si arriva alla base in cui il nostro ingresso negli eventi è garantito, ovvero accessibile, non possiamo smettere di rivendicarla.

 

Parliamo di Creep Faces e Inspiration Porn.

Emma: Nell’industria audiovisiva il personaggio con disabilità è interpretato da attorə che nella vita vera non lo sono: una cosa che fa incazzare noi disabili è che non si è spesso informatə, non c’è stato un lavoro approfondito vero dietro lo studio del personaggio. Spesso ha lo stesso risultato della black face, una cosa ridicola, non autentica.

Iinu: La fibromialgia è talmente poco considerata che non c’è ispiration porn. A volte penso ai “got talent” che spesso portano all’estremo la cosa, tipo “uuuuh una persona autistica che suona il piano!!”.

Se io vado lì e dimostro il mio talento, voglio essere valutata per quello e non per il mio background.

Spesso la fibromialgia è associata a corpi non conformi in disagio sociale, cosa tra l’altro fuorviante ed errata. La fibromialgia colpisce tuttə. È fluttuante, ci sono dei momenti in cui non funzioni. Le persone con una disabilità invisibile sono tante, anche se non si direbbe.

 

Cosa cambiereste se poteste ridisegnare il mondo dell’arte?

Emma: Sentire prima il messaggio delle persone, avere più anima e meno sovrastruttura.

Iinu: Non dover più giustificare perché sono là, perché faccio una cosa, e chiedere anticipatamente le cose base -bagno accessibile, la presenza di una sedia in camerino, etc.

 

Quale consiglio dareste a chi vuole avvicinarsi all’arte?

FATELO!

 

Cosa chiedete a chi come noi organizza eventi?

Un’accessibilità di base, come rampe e bagni accessibili.

 

Durante questo incontro, Iinu ed Emma hanno detto due frasi che sarebbero da tatuarsi in fronte:

“La cura è politica”, e la disabilità non è unica, è un insieme di tasselli e nessuno di loro è indipendente”.

 

La cura è conoscere la realtà delle persone disabili -o con disabilità-.

La cura è organizzare eventi accessibili, ma anche vacanze accessibili nei gruppi di amichə.

La cura è non scegliere al posto di chi ha una disabilità.

La cura è imparare a fare rumore e non a silenziare il Sacrosanto Disturbo, la Sacrosanta Sacra Rabbia.

La cura è stare nella consapevolezza di essere abilistə, senza cercare rassicurazioni e assoluzione da persone disabili decostruite o in un percorso di decostruzione.

 

La cura è volere imparare la cura. E per farlo, bisogna accettare di sentire rumore, disturbo e scomodità.

 

E sarà un dirompente, potente, e bellissimo viaggio.

 

Articolo a cura di Francesca Pastorino, @marketing_etico (link esterno).

 

COMUNICATO  PADOVA PRIDE 2022 – Domenica 3 luglio a Padova “Corpi in Rivolta”

COMUNICATO PADOVA PRIDE 2022 – Domenica 3 luglio a Padova “Corpi in Rivolta”

Il Padova Pride colorerà anche quest’anno le strade di Padova: domenica 3 luglio il corteo per i diritti civili e sociali della comunità LGBTQIA+ partirà da Piazza Garibaldi per attraversare le Riviere fino a Prato della Valle. 

Il primo Pride post-covid, il primo della nuova amministrazione e per la prima volta di domenica, una manifestazione molto diversa rispetto a quelle degli scorsi anni, che porterà in piazza e sulle strade le istanze e le identità delle persone LGBTQIA+ senza mai dimenticare come tutte le discriminazioni siano in realtà figlie sane della stessa matrice patriarcale. 

Il Padova Pride si impegna a garantire l’accesso alla manifestazione alle persone con disabilità, garantendo il supporto di personale sia volontario che professionale, il servizio di traduzione LIS al termine della manifestazione e l’accessibilità di tutti gli spazi. 

CHIARA CUCCHERI PORTAVOCE DEL PADOVA PRIDE: “Il Pride nasce da una rivolta delle persone più marginalizzate della società: nere, lesbiche, trans, sex worker, travestite, non conformi. Inconsapevolmente scatenano un movimento globale: a 53 anni da Stonewall vogliamo ricordare quelle proteste, vogliamo celebrare i nostri traguardi, continuare a lottare contro l’oppressione sistemica delle nostre soggettività e dei nostri corpi. Vogliamo tutto e non abbiamo timore di esporci: tutele e leggi contro le discriminazioni per orientamento sessuale, identità di genere e disabilità, contro le terapie riparative, contro gli interventi sui corpi intersex. L’abolizione della storica sentenza Roe v. Wade sull’aborto negli USA ci fa rabbrividire e dà una lezione su come i diritti non debbano mai darsi per scontati, continueremo a lottare per la piena applicazione della 194, la modifica della 164/82 sui percorsi di affermazione di genere, la discriminazione delle coppie che ora possono avere solo un surrogato del matrimonio e di conseguenza il diritto alla genitorialità. Saranno un corteo e una piazza bellissimi e noi non vediamo l’ora di attraversare la città con i nostri corpi in rivolta.”

 

Il Pride inizierà alle ore 15 in Piazza Garibaldi con il concentramento della manifestazione, che si avvierà alle ore 16 lungo le Riviere; Ponti Romani, Tito Livio, Ruzante, Businello, Via Belludi, per arrivare poi in Prato della Valle, nel Lobo di Santa Giustina la manifestazione continuerà fino alle ore 23.30. Tutte le informazioni sulla manifestazione si possono trovare sui canali social del Padova Pride.



Prossimi eventi

CS Padova Pride 2020  – Sabato 5 settembre torna il Pride a Padova

CS Padova Pride 2020 – Sabato 5 settembre torna il Pride a Padova

CS Padova Pride 2020 – Sabato 5 settembre torna il Pride a Padova

La giornata di manifestazione per i diritti LGBTQI+ quest’anno si trasforma in una giornata di ondivisione e uguaglianza. Nel pomeriggio ad “Arcella Bella” e la sera, a partire dalle 17.00 al Pride Village in Fiera a Padova. Una veste inedita e rispettosa delle limitazioni imposte dal Covid 19, senza perdere la gioia di stare insieme e rivendicare i propri diritti.

Comunicato stampa

Il Padova Pride 2020 si terrà sabato 5 settembre al giardino estivo “Arcella Bella” a partire dalle 11.00 (al Parco Milcovich in Via Jacopo da Montagnana a Padova), e nella parte serale dalle 17.00 al Padova Pride Village alla Fiera di Padova. Entrambi gli spazi porteranno il Pride in una veste inedita, e rispettosa delle limitazioni imposte dal Covid 19 ma senza perdere la gioia di insieme e rivendicare i propri diritti.

Nonostante le difficoltà e le precauzioni imposte dal periodo in cui viviamo il Pride dunque si farà, in un mese, quello di settembre, in cui riprenderà il dibattito parlamentare, fra Camera e Senato sulla legge contro omobitransfobia e misoginia proposta dal deputato padovano Alessandro Zan.

«Abbiamo assistito nei mesi scorsi a deputati e senatori che parlano delle nostre vite, di chi ci sta accanto, di chi siamo, delle nostre famiglie e dei nostri figli.” – dichiara Mattia Galdiolo di Arcigay Tralaltro Padova “Pertanto abbiamo ritenuto indispensabile organizzare un’occasione per prendere parola, per dire noi a loro chi siamo, cosa sentiamo e cosa vogliamo da una legge che deve essere nostra, deve parlare di noi.

C’è chi rivendica il diritto alla violenza e alla discriminazione, ma tutto ciò non è ammissibile in un Paese in cui libertà e uguaglianza sono garantite dalla Costituzione»

La manifestazione inizierà a partire dalle 11.00 nello spazio di Arcella Bella con i “Rainbow Gaymes”, un gioco a squadre per stare insieme fin da subito e mettersi alla prova. Dalle 12.30 il parco sarà animato con il djset di Marathy, Sergio Wow, Menage à Trash, e Julie Selecta, i talk di Diversity Awards e Paolo Orsacchini, e la Stand Up Comedy di Horea SAS. Seguiranno gli interventi degli organizzatori del Padova Pride 2020, del Comune di Padova e del deputato Alessandro Zan, promotore della legge in discussione alla Camera.

Dalle 17.00 in poi il Padova Pride 2020 si trasferirà al Padova Pride Village (presso la Fiera di Padova) con l’Aperitivo PRIDE 2020. A partire dalle 18.00 performance, musica, drag show, l’estrazione della lotteria, la Stand up comedy di Yoko Yamada e lo spettacolo della live Band Sugar Shake. L’emittente radiofonica Radio Wow del gruppo Spera Holding, supporterà la manifestazione con una diretta FM fino a mezzanotte che vedrà i suoi principali speaker raccontare l’evento in diretta. La serata si concluderà con il djset di Effe Dj.

La sicurezza

A tutte le persone partecipanti ai vari eventi della giornata è richiesto di indossare le mascherine per tutta la permanenza e di mantenere le distanze di sicurezza di un metro evitando in questo modo situazioni di affollamento.

La partecipazione è gratuita sia ad Arcella Bella che al Padova Pride Village fino alle 21 (5€ dalle 21 alle 3:30). I minori che volessero partecipare agli eventi al Padova Pride Village dovranno munirsi di delega scritta dal genitore scaricabile dal sito www.padovapride.it

Per informazioni

info@padovapride.it

www.padovapride.it

Giuseppe Bettiol

Giuseppe Bettiol

Ufficio Stampa

CONTATTI Via delle Belle Parti, 17 35141 Padova (Italy) mob. (+39) 349- 1734262

Prossimi eventi

Documento Politico Padova Pride 2020

Documento Politico Padova Pride 2020

Documento Politico Padova Pride 2020

Siamo arrivati alla terza edizione del Padova Pride. Quest’anno in particolare il Pride assume un significato molto speciale; l’epidemia di Covid ci ha chiuso in casa per mesi, rendendo alcune condizioni personali e familiari ancora più difficili, rendendo evidente  che la famiglia e gli affetti sono il primo e più importante terreno di lotta contro l’omobitransfobia e misoginia. Ognuno ha diritto di vivere la propria vita in un ambiente sicuro e protetto, un ambiente familiare e sociale che permetta alla persona di esprimersi in tutte le proprie forme.

Soprattutto però in questi mesi si svolge il dibattito parlamentare, fra Camera e Senato sulla legge contro omobitransfobia e misoginia. Un dibattito in cui deputati e senatori parlano delle nostre vite, di chi ci sta accanto, di chi siamo, delle nostre famiglie e dei nostri figli. Pertanto è necessario scendere in piazza, scendere nelle strade, per dire noi a loro chi siamo, cosa sentiamo e cosa vogliamo da una legge che deve essere nostra, deve parlare di noi. Dobbiamo rispondere a chi rivendica il diritto all’odio, all’istigazione alla violenza, all’esclusione che tutto ciò non è ammissibile in un Paese in cui libertà e uguaglianza sono garantite dalla Costituzione.

Il nostro sostegno al testo attuale della legge è fondamentale perché va ad ogni costo scongiurato di assistere al penoso spettacolo della precedente proposta di Scalfarotto.  Dobbiamo sostenere le posizioni di coloro che veramente vogliono una legge a tutela della vita di ogni persona LGBTQI+, una legge che dia dignità a queste persone, una legge disegnata a tutela di quello che veramente siamo. Il testo nella sua attuale formulazione è necessario e sufficiente. Necessario perché contiene gli elementi minimi perché il nostro Paese faccia un salto in avanti e garantisca alla comunità LGBTI protezione dai crimini d’odio e venga assicurata la giusta tutela alle vittime, e sufficiente perché non accetteremo mediazioni al ribasso rispetto al testo attualmente in discussione.

Quest’anno inoltre è stato caratterizzato anche dalla morte, causata dalle brutali pratiche di arresto, di George Floyd il 25 Maggio 2020, e dalla conseguente ripresa su scala internazionale del movimento #BlackLivesMatter. Non può sfuggire la somiglianza fra la nascita del Pride, la storia di Stonewall, e le rivolte che hanno infiammato le strade di numerose città americane ed europee. Il movimento LGBTI è da sempre un movimento pacifico, ma comprendiamo la rabbia che ha caratterizzato parte delle manifestazioni di questi mesi. Anche l’Italia, che solo nel 2017 si è dotata di una legge, da molti ritenuta insufficiente, contro il reato di tortura, ha conosciuto numerose e clamorose violazioni dei diritti umani da parte della polizia e delle forze dell’ordine. Padova Pride 2020 è vicino al movimento Black Lives Matter, condividendone i valori del “rispetto e sostegno delle differenze e delle comunanze, promuovendo un ambiente in cui prevalgono i valori di empatia, giustizia, libertà e pace reciproci”. Allo stesso tempo ci associamo alle pressioni di ONU, UE e Amnesty International perché anche l’Italia doti le forze di polizia di collar number (numeri sul collo), o shoulder number (numeri sulla spalla). 

 

Dal 2002, anno del Pride Nazionale a Padova si sono aggiunte altre sfide, temi, e richieste da parte di una comunità LGBTI+  più complessa e diversificata, capace di interrogarsi e mettersi in discussione. Nel 2020 il Pride deve farsi interprete di tutte queste rivendicazioni, e deve saper andare anche oltre, parlando dei diritti civili e sociali di tutte le minoranze e del valore di ogni differenza.

 

La questione della VISIBILITÀ si poneva come fondamentale già nel 1969, all’epoca delle proteste di Stonewall. A distanza di quasi cinquant’anni, tuttavia, sono ancora molti i settori della società in cui le persone LGBTI+ non possono esporsi né agire in armonia con la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale; discriminazioni sul posto di lavoro, nello sport, nelle famiglie ecc. ostacolano infatti le premesse per un coming out realmente inclusivo. Riteniamo pertanto necessaria una legge di contrasto all’omo-bi-transfobia, partendo certamente da quella attualmente calendarizzata per la discussione alla Camera ma ponendo in essere anche tutte quelle azioni educative e di sostegno alle vittime che rendono applicabile la legge. 

Chiediamo inoltre azioni concrete dallo Stato e dai Comuni, come ad esempio l’adesione fattiva alla rete RE.A.DY e maggiore attenzione per le molte tipologie di relazioni e di identità che attualmente non godono di riconoscimenti sociali e giuridici e vengono trascurate dal dibattito pubblico, quali le famiglie omogenitoriali e i nuclei non monogami come i poliamori. Maggiore considerazione dovrà inoltre essere rivolta, anche all’interno della stessa comunità LGBTI+, alle particolari istanze delle persone bisessuali e asessuali, nell’intento di facilitare il superamento dei pregiudizi che spesso ne ostacolano la visibilità e valorizzazione.

 

Il concetto di salute include quello sanitario, ma è qualcosa che va ben oltre. La SALUTE, nelle sue tre anime (fisica, psicologica e sociale), riguarda da vicino le persone LGBTI+ e assume sfumature differenti a seconda delle identità e degli orientamenti sessuali. Auspichiamo che le istituzioni riconoscano e sostengano un approccio community-based alla salute delle persone LGBTI+, con particolare riferimento alla prevenzione delle IST (infezioni sessualmente trasmissibili) e all’assistenza degli anziani LGBTI+. È necessario promuovere campagne di informazione e prevenzione in maniera efficace e continuativa, invitando inoltre il personale socio-sanitario a intraprendere un’adeguata formazione al fine di eliminare i pregiudizi nei confronti delle e dei pazienti LGBTI+, con particolare attenzione alle persone sieropositive e alle persone transessuali

Chiediamo con assoluta urgenza che alle persone transgender venga assicurato l’accesso gratuito alle terapie farmacologiche. Attualmente, e da quasi due anni, assistiamo alla difficoltà, sia economica che logistica di reperire dei farmaci fondamentali, indispensabili, in molti casi salvavita per le persone in transizione.

Chiediamo una riflessione puntuale circa l’introduzione della PreP (Profilassi Pre-Esposizione) come metodo di profilassi complementare al preservativo per prevenire l’infezione da HIV, specialmente per quanto riguarda le categorie a rischio dei sex-worker e dei maschi che fanno sesso con altri maschi (MSM). Un dibattito consapevole sull’argomento non potrà prescindere, inoltre, dalla richiesta di una maggiore accessibilità, anche dal punto di vista economico, al farmaco e dall’istituzione di campagne informative per quanto riguarda uso ed effetti collaterali.

Riteniamo anche che debba essere garantito l’accesso gratuito a preservativi e contraccettivi, nonché ai vaccini connessi a infezioni sessualmente trasmissibili, come ad esempio l’epatite A (HAV), e che si ponga fine alla discriminazione economica di genere (pink tax). 

Ribadiamo energicamente il nostro rifiuto rispetto a qualsiasi presunta forma di terapia che si proponga come riparativa o correttiva per orientamento sessuale e identità di genere, e chiediamo la depatologizzazione dell’intersessualità e della transessualità a qualunque età, a patto che venga garantita l’assistenza medica dal Servizio Sanitario Nazionale, allargando e potenziando i centri di eccellenza per il cambio di sesso.

Auspichiamo infine, non solo come comunità LGBTI+ ma anche come cittadine e cittadini di un’area ad alto tasso di inquinamento e industrializzazione, che si portino avanti, come presupposto fondamentale per la salute pubblica, politiche ecologiche volte al miglioramento delle attuali condizioni ambientali, insieme a campagne per l’ambiente e per la dignità di tutti gli esseri viventi.

Nell’esprimere la necessità di riconoscimento per una sessualità definitivamente sciolta da censure e da una prospettiva moralistica e procreativa, ribadiamo che piacere e desiderio, entro la sfera del consenso fra partner, devono essere liberi.

 

Chiediamo che venga promosso un clima che restituisca dignità e valore ai corpi e agli individui, in particolare garantendo il diritto all’autodeterminazione delle persone transgender e intersessuali, svincolando l’aggiornamento dei dati anagrafici dalla presenza di interventi chirurgici. Dovrà inoltre essere portato avanti un dibattito, a partire dalla stessa comunità LGBTI+, anche sulla questione dei minori trans* e della loro autodeterminazione in fase preadolescenziale. Chiediamo inoltre la modifica dell’art. 85 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in modo tale che non sia più punibile chi adegua l’aspetto esteriore alla propria identità di genere, se differente da quella di appartenenza anagrafica. Allo stesso tempo, è opportuno che le istituzioni prendano in considerazione la necessità di superare il binarismo di genere, prevedendo quindi nei moduli e nei documenti la possibilità di optare per un terzo genere, o di non indicarne alcuno. 

Ci poniamo in prima linea per la lotta alla discriminazione di genere, sia nella sua forma simbolica sia nelle sue conseguenze: la violenza fisica, psicologica ed economica. Chiediamo quindi una legge sulla parità retributiva sul modello di quella recentemente approvata in Islanda e proponiamo di superare l’attuale disparità nel congedo parentale in modo che si creino pari opportunità per uomini e donne sul posto di lavoro, scoraggiando alla radice la discriminazione nei confronti delle donne.

È necessaria inoltre un’adeguata formazione sulle tematiche della violenza e della discriminazione di genere per chi opera nei luoghi sensibili e in contesti di protezione (tribunale, forze dell’ordine, ospedali).

Auspichiamo che il diritto alla sessualità sia contemplato anche per le persone con disabilità, specificamente tramite l’istituzione della figura dell’assistente sessuale.

Vogliamo infine sollecitare la nostra comunità, in particolare i maschi gay, a liberarsi dalla pericolosa ossessione per l’apparenza e per la virilità, e a riflettere su quanta sofferenza auto-inflitta generino l’avversione per i corpi imperfetti (body shaming) e per l’effeminatezza propria e altrui (femme shaming).


Una società aperta è una società che sa perseguire i valori di LIBERTÀ parallelamente a quelli di LAICITÀ. 

Nello scenario pluralista di Padova e del Veneto, riteniamo che questioni come l’aborto, la fecondazione assistita, l’omogenitorialità e la transizione debbano essere trattate secondo una prospettiva aconfessionale e libera da pregiudizi. 

Chiediamo quindi la garanzia dell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, come stabilito dalla legge 22 maggio 1978, chiediamo che vengano potenziate e rese accessibili anche i minori le strutture dei Consultori Familari, in particolare per assicurare il diritto alla procreazione cosciente e responsabile. Allo stesso tempo, riteniamo che debba essere abolita o modificata la legge 40/2004 affinché sia possibile per single e coppie, anche dello stesso sesso, accedere alla procreazione medicalmente assistita e al concepimento attraverso GPA (gestazione per altri), nonché all’adozione.

In uno Stato che possa dirsi davvero laico, ad ogni tipo di famiglia dovranno essere riconosciuti pari diritti: sollecitiamo quindi le Istituzioni affinché si provveda a colmare vergognosi vuoti in materia di omogenitorialità e coparenting

In seguito all’approvazione della legge n. 71/2016 sulle Unioni Civili, i prossimi passi dovranno auspicabilmente muoversi nella direzione del matrimonio egualitario, dell’azione per single e coppie dello stesso sesso, della trascrizione dei matrimoni contratti all’estero e della tutela dei matrimoni contratti dalle persone transessuali prima della rettifica anagrafica​. 

Al Consiglio Regionale del Veneto chiediamo di abrogare la mozione 270 del 2014, che di fatto discrimina ogni tipo di famiglia non «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», e che provveda invece ad applicare la mozione 4 del 2010, per la prevenzione e la lotta ad ogni forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Alle forze di governo domandiamo infine che si aprano tavoli di discussione su argomenti come il fine vita e la regolamentazione della prostituzione in funzione della maggior tutela per le persone lavoratrici del sesso, e si creino delle valide alternative all’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica.

 

Al Comune di Padova chiediamo di introdurre, come già fatto dai comuni di Pavia e Torino, modifiche ai regolamenti di polizia locale e occupazione del suolo pubblico che impediscano l’esibizione di bandiere e altri simboli inneggianti al fascismo o al neo-fascismo, vietando di utilizzare anche immagini o messaggi che incitino a qualsiasi tipo di discriminazione. 

 

Per prevenire l’omo-bi-transfobia è urgente una riflessione da parte di personale competente nel settore dell’EDUCAZIONE infantile e pre-adolescenziale, poiché la paura del diverso, gli stereotipi di genere e l’eteronormatività vengono appresi fin dai primi anni di vita.

Alla luce dei fatti riportati quotidianamente dalla cronaca, per prevenire ogni forma di violenza, riteniamo importante promuovere efficacemente, soprattutto dall’infanzia, la cultura del consenso. Chiediamo quindi alla dirigenza delle scuole di vario ordine e grado di favorire un ambiente sicuro, che educhi alle differenze e a un approccio consapevole alla sessualità e all’affettività.

La formazione di un corpo docente preparato a confrontarsi con studenti LGBTI+ e con famiglie omogenitoriali è inoltre da ritenersi fondamentale per prevenire bullismo e discriminazioni.

Chiediamo per questo al Consiglio Regionale del Veneto di abrogare la mozione 13 del 2015 che, nell’atto di vietare ipotetiche ideologie «destabilizzanti», alimenta fobie e oscurantismo.

Alle istituzioni universitarie chiediamo di garantire alle persone transgender sia il libretto che la modulistica corrispondenti al loro genere.

Considerando la storia come parte fondamentale della nostra identità, riteniamo che un’educazione degna di tale nome debba riconoscere l’antifascismo come valore imprescindibile per la società, insegnando fin dall’infanzia a rifiutare ogni forma di intolleranza e di legittimazione della violenza. 

Proprio perché vi è uno stretto legame tra identità e memoria, invitiamo inoltre a non dimenticare il processo storico e culturale che ha condotto alla costituzione della comunità LGBTI+ e a ricordare le vittime di violenza, in particolare dell’Omocausto

Chiediamo quindi al Comune di Padova l’inclusione delle vittime LGBTI+ fra quelle commemorate in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria e l’apposizione di una targa o altro elemento presso il Tempio nazionale dell’Internato ignoto o in altri siti.

 

Ogni richiesta di riconoscimento delle identità sessuali necessita di essere inserita in una prospettiva intersezionale, valorizzando altri attributi della soggettività come l’etnia, il censo, il ruolo sociale, la lingua, la provenienza geografica ecc.

I recenti mutamenti geo-politici su scala internazionale spingono ogni spazio urbano a dotarsi di servizi alla persona e alla comunità per provvedere ai bisogni di chi reclama il riconoscimento e la valorizzazione delle proprie differenze e, allo stesso tempo, una piena e genuina INTEGRAZIONE/INCLUSIONE all’interno della sfera sociale.

Auspichiamo che a livello locale e nazionale sia ripensata la gestione delle strutture per l’accoglienza allargando gli spazi per migranti e richiedenti asilo LGBTI+, donne e minori vittime di tratta, persone LGBTI+ senza fissa dimora e vittime di maltrattamenti in famiglia.

Al fine di evitare fenomeni di emarginazione, è necessario che si porti avanti un fondamentale lavoro di prevenzione attraverso l’integrazione scolastica e la promozione del dialogo interreligioso e interculturale.

È altresì fondamentale che lo Stato Italiano si spenda su queste tematiche, in particolare attraverso l’approvazione di una legge che conceda il diritto di cittadinanza per ius soli a tutti coloro che sono nati nel nostro Paese.

Invitiamo infine la stessa comunità LGBTI+ a liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi che impediscono una reale integrazione.

 

I Patrocini al Padova Pride

I Patrocini al Padova Pride

News Padova Pride

Abbiamo richiesto il patrocinio a tutti i comuni delle Provincie di Padova e Venezia. Le amministrazioni locali sono quelle più vicine ai cittadini e crediamo che il loro patrocinio al Pride sia un segnale fondamentale di accoglienza e inclusione per le cittadine e cittadini LGBTI. 

A rispondere positivamente al nostro invito sono state le amministrazioni di Padova, Vigonovo, Jesolo, Mira, Adria, Montegrotto Terme, Cadoneghe, Chioggia, Dolo.

Nella foto di seguito il Comune di Cadoneghe espone la bandiera arcobaleno

Giopota Il Pride in un’immagine

Giopota Il Pride in un’immagine

Giopota Il Pride in un’immagine

Abbiamo collaborato con Giopota per realizzare un’immagine che rendesse visivamente i molteplici aspetti dell’orgoglio LGBTI che sono al centro del Padova Pride 2019.

Una Manifestazione e non una semplice “sfilata divertente”. Il Pride resta sempre un momento di divertimento e di incontro importante ma vogliamo sottolineare fortemente che come movimento LGBTI siamo molto lontani dall’essere “pacificati”.
Inoltre quest’anno celebriamo i 50’anni di Stonewall e vogliamo parlare delle origini femministe e trans-femministe del Pride, ponendo l’accento su tutte quelle diversità che molto spesso nel movimento LGBTI vengono messe in ombra o che vengono distorte da una visione normalizzante.
Altre tematiche che ci stanno a cuore sono quelle dell’accessibilità del Pride, l’accoglienza e l’inclusione, e tutte quelle tematiche solo in parte connesse a quelle LGBTI (la famosa intersezionalità), come il razzismo, il body shaming, e il femme shaming.
Il Pride per come lo intendiamo non è solo la manifestazione dell’identità LGBTI ma una manifestazione che vuole dare orgoglio a tutte le differenze.

 

Giopota

Giopota è un fumettista casertano che lavora per case editrici italiane e non.

Nel 2014 ha pubblicato la raccolta di fumetti brevi per Renbooks “I fuochi della sera”. Nel 2017 esce il fumetto “Un anno senza te”, su testi di Luca Vanzella, pubblicato da BAO Publishing. Collabora con l’etichetta di autoproduzioni Attaccapanni Press ed è attualmente al lavoro sul suo primo romanzo a fumetti da autore completo.

Time to Padova Pride 2019

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